La Consigliera Nazionale di parità effettiva, Filomena D’Antini, in collaborazione con la Consigliera Nazionale supplente, Agnese Nadia Canevari, ha predisposto la prima Relazione biennale sullo stato di attuazione della normativa in materia di parità e pari opportunità nel lavoro in adempimento a quanto previsto dall’art. 20, comma 1, del Decreto legislativo 11 aprile 2006, n. 198 (Codice delle pari opportunità tra uomo e donna), come modificato dalla Legge 5 novembre 2021, n. 162. La relazione è stata trasmessa al Parlamento.
Il documento, alla sua prima edizione, riporta un’analisi sistemica delle politiche per la parità e le pari opportunità nel nostro Paese nel triennio 2022-2024 e costituisce uno strumento di monitoraggio fondamentale per valutare gli effetti concreti della normativa vigente, offrendo al legislatore un quadro aggiornato e affidabile per l’elaborazione di politiche pubbliche mirate.
Per la sua stesura è stato effettuato un ampio lavoro di raccolta e analisi di dati provenienti da fonti istituzionali, tra cui INPS, INAIL, INAPP, INL e il Dipartimento per le Pari Opportunità, con il supporto tecnico della Direzione Generale dei Rapporti di lavoro.
La Relazione fornisce un quadro conoscitivo sui Rapporti aziendali sul personale maschile e femminile, con il primo esame su base nazionale, sui dati sulle certificazioni della parità di genere, gestiti dal Dipartimento per le Pari Opportunità; inoltre riporta informazioni sull’utilizzo dei congedi (maternità, paternità, parentali, congedi per vittime di violenza) e sugli esoneri contributivi così come sui dati relativi alla convalida delle dimissioni dei neogenitori. Al suo interno, inoltre, si riportano informazioni relative alla sicurezza sul lavoro declinata in ottica di genere, sugli strumenti per contrastare le molestie e le molestie sessuali sui luoghi di lavoro e sugli strumenti per sostenere le donne vittime di violenza affinché possano sentirsi libere e uscire dai circuiti violenti.
La Relazione evidenzia segnali incoraggianti. Il tasso di occupazione femminile nella fascia di età attiva ha raggiunto il 52,5%, segnando un incremento dell’1,4% rispetto all’anno precedente. Tuttavia, emergono ancora criticità strutturali, in particolare riguardanti la concentrazione delle donne in alcuni settori del mercato del lavoro (istruzione, sanità, commercio, servizi sociali) e la bassa numerosità nei ruoli apicali. Persistono inoltre divari retributivi di genere, più marcati nelle imprese di grandi dimensioni e nel commercio, mentre risultano meno accentuati tra le PMI.
Il tema della conciliazione tra vita lavorativa e familiare resta centrale. Nonostante gli incentivi, i congedi parentali nel triennio considerato risultato ancora scarsamente utilizzati dai padri, confermando un carico di cura prevalentemente femminile. In quest’ottica, strumenti normativi come la certificazione della parità e l’estensione dell’obbligo di redazione dei rapporti aziendali si configurano come leve importanti per premiare le imprese virtuose e incentivare comportamenti organizzativi più equi e inclusivi.
Anche il ruolo della Consigliera Nazionale di Parità e delle Consigliere e dei Consiglieri di parità territoriali si conferma strategico per l'inclusione lavorativa delle donne grazie ad azioni di prevenzione e contrasto delle discriminazioni e delle molestie nei luoghi di lavoro, attuate non solo attraverso azioni giudiziali e stragiudiziali ma anche valorizzando la collaborazione attiva con servizi territoriali, Centri Antiviolenza e terzo settore.
A livello europeo, il recepimento delle Direttive (UE) 2023/970 e 2024/1500 entro giugno 2026 rappresenta un’opportunità cruciale per dotare il Paese di strumenti più efficaci nella lotta al divario retributivo e nel rafforzamento della parità di genere, a condizione che vengano garantite le necessarie risorse per il sistema di parità.
Dall’analisi delle informazioni contenute nella relazione emergono, quindi, tanto i risultati positivi raggiunti quanto la necessità di adottare politiche integrate e di lungo periodo, capaci di affrontare le disuguaglianze di genere in modo strutturale. Necessario agire su più piani:
- sul piano normativo, implementando le misure esistenti e monitorandone l’efficacia;
- sul piano culturale, contrastando gli stereotipi e promuovendo modelli educativi inclusivi;
- sul piano economico e organizzativo, incentivando la flessibilità sostenibile, la tutela della maternità e l’accesso delle donne ai ruoli di vertice;
- sul piano dei servizi pubblici, potenziando l’offerta di asili nido e l’assistenza domiciliare per ridurre il carico di cura familiare che grava ancora prevalentemente sulle donne.
Solo un approccio sistemico e multilivello potrà incidere in modo duraturo sulla partecipazione femminile, sulla qualità dell’occupazione e sulla distribuzione equilibrata delle responsabilità familiari e professionali. Bisogna dunque proseguire con determinazione lungo il cammino della parità sostenendo l’attuazione di azioni trasversali coerenti con la Missione 5 del PNRR, che riconosce la riduzione dei divari di genere come priorità strategica per la coesione sociale, l’innovazione e la competitività del Paese, per costruire un’Italia più giusta, inclusiva e capace di valorizzare pienamente il talento e il potenziale di ogni persona.
