La Consigliera Nazionale di Parità, Filomena D’Antini, ritiene utile ricordare che il lavoro e l’autonomia economica sono le principali armi contro la violenza sulle donne. L’indipendenza economica, oltre a essere una condizione materiale oggettiva che permette il proprio mantenimento, favorisce anche l’autodeterminazione e fornisce alle donne quella maggiore consapevolezza e fiducia in sé stesse che consentono loro di facilitare moltissimo la fuoriuscita da situazioni e legami insani e potenzialmente pericolosi.
Le Consigliere di Parità sono da tempo al fianco delle donne per la lotta alle discriminazioni sul lavoro.
A proposito delle discriminazioni sul lavoro, secondo gli ultimi numeri raccolti da ISTAT e relativi agli anni 2022-2023, si rileva un forte aumento del fenomeno.
Il 13,5% delle donne di 15-70 anni, che lavorano o hanno lavorato, ha subito molestie sul lavoro a sfondo sessuale nel corso dell'intera vita (soprattutto le più giovani di 15-24 anni, 21,2%) e il 2,4% degli uomini di 15-70 anni. Limitatamente agli ultimi tre anni precedenti la rilevazione del 2022-2023, le quote si fermano al 4,2 % per le donne e all'1% per gli uomini.
A fronte di questo aumento del fenomeno, si ricorda anche che tra le discriminazioni le molestie sessuali sono quelle che difficilmente vengono denunciate, soprattutto per paura del ricatto occupazionale.
Si tratta in concreto di fenomeni quali:
- richieste di prestazioni sessuali in cambio di qualcosa, ad esempio offrendo di migliorare i voti scolastici, una promozione o un aumento di stipendio sul lavoro, oppure rifiutandosi di fare qualche atto dovuto, ad esempio le riparazioni dell’appartamento in cui abita la vittima delle molestie, se questa non accetta le proposte sessuali del molestatore;
- richieste di appuntamenti romantici, rifiutandosi di accettare un eventuale diniego;
- richieste di abbracci;
- contatti fisici non necessari, comprese toccate non gradite;
- uso di un linguaggio rude e insultante o espressione di commenti che considerano ragazze, donne, ragazzi o uomini in modi stereotipati;
- ingiurie personali connesse all'orientamento sessuale o all'identità di genere della persona;
- commenti relativi all'aspetto fisico di una persona (ad esempio legati al fatto che la persona sia più o meno attraente);
- affermazioni o atti legati al fatto che non si ritiene che la persona rientri nelle categorie sessuali stereotipate;
- invio o condivisione di materiale pornografico, fotografie a contenuto sessuale, graffiti o altre immagini erotiche (compreso l’invio online);
- racconto di barzellette a sfondo sessuale;
- vanto delle proprie prestazioni sessuali;
- commissione di atti di bullismo basati su sesso o genere;
- diffusione di voci o pettegolezzi di natura sessuale su determinate persone (anche online).
Alla luce di questi preoccupanti fenomeni, risulta di cruciale importanza la presenza sul territorio della rete delle Consigliere di Parità che, con le loro competenze, possono aiutare nella raccolta delle denunce facendo sentire al sicuro le vittime di molestie e nello stesso tempo svolgono anche un'importante opera di mediazione con il mondo delle imprese, in particolare attraverso la promozione e il controllo sugli indicatori di performance necessari per la certificazione di genere.
